— 253 — Le colonne, unendosi nell’ interno della città, avevano tagliato fuori alcuni distaccamenti austriaci di circa 500 uomini di forza, che stavano appostati sulla destra del canale di Mestre, tra questo e la stazione ; i quali, vedendosi precluso lo scampo, risolvettero gettarsi in alcune case e difendersi, sperando cosi di dar tempo ai loro compagni di soccorrerli. Quelle case furono prese una ad una d’ assalto, e giovò assai la sezione d’ artiglieria che il maggiore Boldoni finalmente conduceva. Accanita fu la difesa, e le perdite degli Italiani considerevoli. Di una casa, nella quale un’ intera compagnia erasi rifugiata, fu giuocoforza rompere le porte col cannone, e ciò non bastando, a braccia si trascinò una carretta piena di paglia per darvi il fuoco. Bonetti, ufficiale di marina, che volontario avea combattuto fino allora qual semplice soldato, visto un uscio non bene custodito, prese seco qualche animoso ed in mezzo ad una grandine di palle a forza lo atterrava ; penetratovi, tanto menò le mani che, inutile divenuta la resistenza degl’ imperiali, i superstiti si arresero. Intanto i Lombardi, guidati dal Noaro, si sforzarono di penetrare in un’ altra casa, ma la valentia del nemico mo-strossi insuperabile ; si dovette ricorrere al fuoco, che si cercò appiccare colla paglia. Il fumo che quella produsse, permise di avvicinarsi ad essa e di scalarne le finestre. I primi che vi penetrarono furono il sergente maggiore Origgi, il caporale Cardosi ed il sergente Torretta. Il prode Sirtori, capitano di stato maggiore, fu uno di quelli che più contribuirono all’ esito felice di questo fatto. Molte furono le prove di valore in quella sanguinosa lotta, che durò fino alle