— 15 — Benedek. Il paterno reggimento dell’Austria, tanto vantato dai clericali e dai reazionari, erasi smascherato; il guanto che copriva la zanna della tigre fu gettato; ed il sangue, gl’incendi e la rapina, ordinati da Metternich, gl’impressero un marchio d’infamia, che i secoli eterneranno. Quegli atti inumani e mostruosi furono vituperati dalle tribune di Francia e d’Inghilterra: l’Austria fu da quel momento moralmente perduta. La stella di casa Savoia all’incontro cominciava a risplendere di novello fulgore, lasciando intravvedere che avrebbe rischiarate le sorti d’Italia. Le saggie riforme introdotte nelle provincie piemontesi furono in breve conosciute nella vicina Lombardia. Cominciavano a dissiparsi le diffidenze ad arte fatte nascere contro Carlo Alberto, ed il pensiero di un principe italiano che francamente propugnasse gl’interessi della Penisola non apparve più un’assurdità. Da quel momento la setta della Giovine Italia cominciò a perdere della sua popolarità e del suo credito. Modena e Parma, governate dai loro duchi, erano un’appendice dell’ Austria. Isolate dal resto d’Italia, dappoiché le dogane, i passaporti ed altre misure poliziesche ne inceppavano le comunicazioni, mal tolleravano i governi che le rendevano quasi straniere alla Penisola. Toscana, più liberamente governata, languiva sotto un granduca che, come ben disse Giusti, « di papaveri cinto e di lattughe » cercava snervare quelle popolazioni, addormentandone lo spirito nobilissimo. A Roma, papa Gregorio continuava l’antica tirannide de’Pontefìci; turpe ed orrenda mistificazione della santa morale del Vangelo. Il regno di Napoli gemeva sotto il giogo di Ferdinando II ;