— 49 — In fatti, meno il Degli Antoni ed il patrizio Zilio Bra-gadin, nessuno di quanti assistettero a quella seduta assentirono alle idee audaci espresse da Manin. Partiti costoro, e veduto non esserci mezzo a persuaderli, si risolvette trascinarli, loro malgrado, nel movimento. Zilio Bragadin fu incaricato di portare 1’ avviso, che erasi deliberato di attaccare l’arsenale ed impadronirsene nel dì successivo, al Giuriati, all’ Olivieri, al Radaelli e ad alcuni altri che attendevano impazienti 1’ esito di quell’ adunanza. Egli li ritrovò dopo mezzanotte in una via vicina alla piazza, dove stavano aspettando gli ordini. Non c’ era tempo da perdere: bisognava prevenire tutti coloro, che nel domani avrebbero dovuto agire. Giuriati comandava la guardia civica del sestiere di S. Marco, e Olivieri quella di Castello. L’ Olivieri accorrerebbe con tutti i suoi uomini all’ arsenale, e Giuriati con una parte dei suoi lo seguirebbe, mentre Radaelli doveva impadronirsi della gran-guardia in piazza di S. Marco, dove quattro cannoni carichi a mitraglia minacciavano la popolazione. Altre misure si presero in quella notte. Il battaglione di fanteria-marina, che segretamente aveva fatto causa comune coi cittadini, nonché il corpo di artiglieria furono prevenuti per mezzo di alcuni loro ufficiali. Altrettanto s’ era provveduto per gli arsenalotti e i bassi ufficiali del corpo marinai che dimoravano nell’ arsenale. Tutti gli ufficiali di marina ebbero eguali avvisi, ed il Fincati sull’ alba del 22 assicurava essere tutto in pronto. Il tentativo di sorprendere 1’ arsenale appariva ardua impresa e poteva non riuscire. Le forze che vi teneva il governo erano più che sufficienti per difenderlo contro una molti-