— 384 — sta non può farsi un’ idea di quanto essa avea di spaventevole. Sopra uno spazio di pochi metri quadrati, tutto circondato dal mare, solo protetto da un terrapieno nel quale sono praticate le aperture pei cannoni, le palle e le bombe di minuto secondo in minuto secondo cadevano, distruggendo ripari, smontando cannoni ed uccidendo i cannonieri. Le bombe e le granate scoppiavano al di sopra, al fianco e nell’ interno, abbattendo uomini, scavando fosse e togliendo agli animosi perfino il respiro, soffocati dal caldo, dal fumo e dall’ odore della polvere ; ed a tutto ciò si univa talvolta un orrendo scoppio, che tutto distruggendo mieteva numerose vittime : era un deposito di polvere che saltava in aria ! Quei prodi soldati dovevano rimanere al loro posto per 12 continue mortali ore, poiché riusciva troppo pericoloso cambiare la guarnigione di giorno ed in una volta. Solamente quando uno cadeva colpito, compariva tosto il suo successore, che fino allora era rimasto con la riserva nascosto dietro le barricate del ponte. Altri due arrivavano in seguito : costoro, soldati del Sile o di altro corpo, caricato sulle spalle 1’ estinto od il ferito, lo trasportavano al-1’ambulanza : e talvolta nel "tragitto pericoloso una palla colpiva i destinati al pietoso ufficio. Queste scene luttuose e di orrore si succedevano sovente, e quasi ogni giorno l’intera riserva dei cannonieri non bastava a coprire i vuoti fatti dal fuoco nemico. Tn una battaglia il soldato ha per sé lo spazio, é contornato da migliaia di compagni, egli si muove, corre all’assalto, s’innebria del trionfo, si sente uomo, ha una volontà, ha la sicurezza di raccogliere onore e gloria. Sul piazzale di S. Antonio niente di tutto questo. Pochi cannonieri ed inservienti: tutto all’intorno deserto,