— 363 — « Venezia potrebbe far parte del regno lombardo-veneto » governato con una costituzione, e del quale Verona sa-» rebbe la capitale, oppure si sarebbero formati due governi, » uno veneto e l’altro lombardo : ed infine, se Venezia » preferiva di staccarsi dalle sue provincie, sarebbe stata )> costituita come Trieste in città imperiale, vale a dire, retta » dal suo municipio, che in momenti fissi si convertirebbe » in dieta. In quanto all’ indipendenza di Venezia, inutile » discutere, essendo volontà invariabile dell’ imperatore e » del suo governo di conservare 1’ assoluta sovranità sulla » jnedesima. » Al loro ritorno i due inviati esposero al governo l’esito della conferenza. Le basi proposte dal ministro De Bruck differivano completamente da quelle adottate dall’ assemblea : era adunque necessario che alla medesima si esponessero, perchè decidesse. Frattanto si preveniva il ministro austriaco di quanto erasi deciso, pregandolo nello stesso tempo a voler dare una copia delle proposte discusse, acciocché l’assemblea, appoggiandosi su tale documento, potesse con più conoscenza di causa decidere sul merito delle medesime. Fu allora che De Bruck cangiò totalmente di condotta: egli rispondeva, in data 5 giugno (*), non aver per nulla inteso fare delle proposizioni, ma che aveva semplicemente espresso delle idee; facendo chiaramente intendere che queste idee potevano in seguito essere discusse ed attuate, quando Venezia si fosse sottomessa al legittimo suo sovrano. Egli era quanto ripetere quello che Badetzky aveva im- (i) Vedi Documento XXX.