— 277 — » gli sarà impossibile resistere all’opinione pubblica e di » non riprendere le ostilità, allorché sarà provato che la » mediazione è impotente. » Il proclama dell’ imperatore Francesco Giuseppe al » generale Radetzky prova sino all’ evidenza che anche ac-» cettando Brusselles per luogo delle conferenze, S. M. I. » si schernisce della mediazione e se ne serve come di un » mezzo dilatorio. Malgrado questa convinzione il governo » del Re (per deferenza alle potenze mediatrici) nominerà » un plenipotenziario a queste conferenze ; ma egli crede » suo dovere prevenire fino da questo momento il governo » francese, che se da oggi al 15 gennaio l’inviato austriaco » non si è recato a Brusselles e non ha accettato le basi » della mediazione le ostilità ricomincieranno con tutto il » furore di una guerra nazionale : poiché preferiamo essere » inghiottiti noi stessi nella catastrofe italiana, che lasciare » torturare più lungo tempo dal vandalismo austriaco la » parte d’Italia che esso oggidì calpesta e che si era vo-» lontariamente unita al Piemonte. » Barone Perrone. » Questo nobile soldato tre mesi dopo suggellava col suo sangue le ferme e generose parole. Al ministero, che in modo così patriottico esprimevasi, Carlo Alberto chiamava a succedere un altro, presieduto dal Gioberti. Chiaro apparve come nell’ animo di quel monarca la guerra era decisa ; ed in questo senso arrivavano le notizie a Venezia, la quale non poteva essere sorda al-1’ appello che da quell’ estrema parte d’Italia le perveniva. Una politica più decisa s’iniziava a Torino : in una seduta