— 191 — riusciva a deluderne i disegni. Fatalmente coloro che contornavano Carlo Alberto lo persuasero che il maresciallo non avesse seco che parte del suo esercito, e convinti che un corpo di 20 o 25,000 uomini avesse attaccato Sona e Sommacampagna, fu ritenuto sufficiente di radunare a Villafranca le truppe che poco lungi accampavano, in modo che nel mattino del 24 circa 20,000 uomini eransi colà concentrati. In questi frangenti giungeva al quartier generale, reduce da Governolo, il generale Bava, e conferito col re, fu adottato il piano di appoggiarsi solidamente a Valleggio e, fatto perno in quel punto, con una conversione a sinistra del-l’intero corpo ributtare sul Mincio il nemico e così tagliarlo fuori da Verona, sua base d’ operazione. Pensiero certamente ardito e saggio, poiché, riuscendo, era certa la disfatta degli Austriaci, se però, come ritenevasi, fossero stati solamente forti di 20,000 uomini e non già di più che 50,000, come sommavano dopo la congiunzione del corpo comandato da Thurn. Così Bava decise di operare, reputando Valleggio chiave della posizione sulla quale dovevansi aggirare le masse del-1’ esercito. Disponeva tosto che alcuni corpi vi si concentrassero ed ordinava che le brigate giunte nel mattino del 24 rapidamente movessero a quella volta. Ignaro ancora che il generale Visconti con la sua divisione avesse abbandonato quel punto importante, non insistette, quando gli si disse che le truppe, stanche dal lungo viaggio e da ventiquattro ore di digiuno, avevano necessità d’essere rifocillate. Questo ritardo fu fatale, poiché nel mattino del 24 gli Austriaci, trovato sgombro Valleggio, l’occuparono immediatamente.