li precorse, avevano dovuto seguire loro malgrado le esigenze dei tempi e la volontà dei sudditi. Pavia e Padova, dove un’ animosa gioventù affluiva a quelle celebri università, specialmente si commossero. A Padova, in una rissa sanguinosa fra studenti e soldati di presidio, rimasero uccisi parecchi di questi e di quelli, e quantunque alla fine rimanesse vincitrice la truppa, pure la cittadinanza andava prendendo coraggio e si lusingava poter combattere da sola le schiere dell’Austria. Le università furono chiuse per ordine imperiale e le migliaia di giovani, che le frequentavano, si sparsero nelle provincie a recarvi il loro entusiasmo. Le condizioni del governo peggioravano ogni dì più in faccia ad una popolazione ardita, sebbene inerme. L’ordine legale profondamente turbato e lo spirito di rivolta faceva capolino dappertutto. Ora, a mali estremi voglionsi estremi rimedi, e l’imperatore credette trovare la medicina opportuna nel giudizio statario ('), che fu promulgato il giorno 22 febbraio 4848. In quel medesimo giorno trionfava a Parigi la rivoluzione; Luigi Filippo veniva cacciato dal trono, e i vincitori proclamavano la repubblica. Dissi dell’arresto di Manin e Tommaseo; ora debbo aggiungere che il processo intentato contro di loro tratta-vasi presso il tribunale criminale di Venezia, dove i giudici non sapevano levarsi dall’ imbarazzo di definire a quale articolo del codice avessero recato offesa gli accusati. Intanto la polizia imponeva ai giudici d’ esser severi, e gl’ imputati non dimandavano di meglio che una sentenza, la (') Vedi il Documento II.