— 231 — vasi che, prolungandole indefinitamente, indeboliva sempre più l’Italia, la quale, in preda ormaialle agitazioni dei partiti, andava esaurendo le sue forze in vuote declamazioni ed in chimerici progetti’ inventati da neonati politicanti. In tal modo essa acquistava tempo a comporre le differenze interne suscitate dal partito liberale tedesco, le quali superate, più forte poteva alla sua volta dettare la legge ai popoli che aveano osato innalzare il vessillo della libertà. Le istruzioni date dal governo di Venezia a Valentino Pasini, incaricato di rappresentarlo ad Innsbruk presso i plenipotenziari delle potenze occidentali, si restringevano ad accettare qualsiasi combinazione, purché sottraesse Venezia ed il Veneto al dominio austriaco ('). Nel 9 settembre la flotta sarda abbandonava Venezia e riparava ad Ancona. L’ammiraglio Albini era rimasto alla difesa della città fino a quel giorno. Spinto dalla sua devozione alla nobile causa che difendeva, aveva cercato con pretesti di protrarre più che fosse possibile la sua partenza ; ma la venuta del colonnello sardo Cossatto, incaricato di regolare le condizioni dell’armistizio, non gli permise di ulteriormente trattenersi. Perciò, dopo di avere sborsato al governo veneto 540,000 lire, che state erano pagate alle truppe piemontesi, ed avendole fatte imbarcare, allontana-vasi, promettendo però anche lontano di proteggere meglio che poteva l’assediata città. La flotta veneta, che in questi ultimi giorni veniva accresciuta di una corvetta, riducevasi nel porto di Alberoni, essendo troppo inferiore in forza per competere con l’austriaca, che sola dominava l’Adriatico. (1) Vedi Documento XVII.