454 Console del mare dentale del suo porto e fondatamente sperare di vederlo presto avanzare fino a Voltri, lo deve a questo alacre spirito di nitida comprensione dei grandi problemi nazionali che PUomo che regge le sorti d’Italia ha saputo trasfondere nelle amministrazioni dello Stato ». Tenne a rilevare di aver sempre rifiutato offerte di prestiti da privati e sopratutto dall’estero per evitare che interessi stranieri «prendessero in qualunque modo ipoteca su questo vitalissimo organo della nazione ». Poiché il personale era esuberante fermò le nuove assunzioni, applicò con rigore i limiti di età, disciplinò il lavoro. Fece prolungare la diga foranea, completare le calate del bacino Vittorio Emanuele adibendole al traffico del carbone, costruì magazzini e delimitò le zone destinate ai traffici di merci determinate. Costruì la nuova stazione marittima ed un grande bacino di carenaggio; predispose il taglio del molo vecchio per liberare lo specchio interno; scavò i fondali; forni elevatori, draghe, officine, binari ferroviari, e creò un idroscalo provvisorio per il traffico aereo. Favori contemporaneamente le sane iniziative private, l’erezione di frigoriferi, silos, depositi per cotoni e oli minerali, e la costruzione di una potente stazione idroelettrica. Non ammise che la resistenza operaia impedisse il perfezionamento dei sistemi meccanici e la riduzione delle tariffe. Fu inesorabile nel battere in breccia tutto quanto rappresentava, magari sotto la specie del cosidetto pittoresco locale, sporcizia, decadenza e metodo primitivo. Volle eliminato tutto il carcassume inutile, le luride barcaccie e quant’altro di superfluo e ingombrante infestava le acque o teneva impegnate le banchine. Per guadagnare accosti allontanò le navi in disarmo, curò servizi di epurazione dei rifiuti che stagnavano nello specchio del porto, servizi contro gli incendi troppo frequenti e contro il dolo e l’indisciplina favori la organizzazione della Milizia portuaria che frenò i furti ed evitò sciagure. Certo il compito suo più arduo e sgradevole fu quello di contrastare secolari consuetudini antieconomiche nell’ordinamento del lavoro perché si trattava di vincere la resistenza di interessi radicati e di mentalità tetragone al necessario rinnovamento. Nel 1922 lavoravano in porto circa venti-duemila operai in continua agitazione e ormai ribelli al-