— 333 — fatto occorso in quei giorni, relativo all’ avvocato Tasso di Belluno, poiché altrove accennai alla sua prigionia ed al suo processo. L’ avvocato Tasso era uno fra i più nobili e più animosi cittadini, che, a fronte alta ed alla luce del giorno, non paventando l’Austria e le sue condanne, cercava giovare la causa d’Italia. Venne arrestato perchè ad una tra le molte reclute, da esso spedite a Venezia e sorprese dagli Austriaci sul limite della Laguna, fu trovata addosso una lettera dallo stesso firmata e diretta al maggiore Radaelli. La battaglia di Novara non era in quell’epoca ancora avvenuta; per cui, fingendo moderazione, l’Austriaco ordinava che,il processo dell’arrestato fosse istruito presso il tribunale criminale di Trieste. Il giudizio però era così languidamente proseguito, e tante furono le speranze date al Tasso della sua prossima liberazione, che non volle accettare sicuri mezzi di fuga, che lo stesso maggiore gli aveva procacciati. Ma, vinto Carlo Alberto a Novara e non avendo più nemici dei quali paventasse, l’Austria ritornava alla consueta ferocia, ed il sanguinario Haynau ordinava al tribunale di Trieste che immediatamente quel misero fosse giudicato. Obbedivasi servilmente, ed il Tasso fu condannato a morte. Tradotto a Treviso, fu rinchiuso nelle carceri inattesa di essere fucilato. A nulla valsero le preghiere del virtuoso vescovo di quella città, monsignor Soldati, e dei principali cittadini che imploravano la grazia del condannato. Vane riuscirono le lagrime della desolata moglie e dei teneri figli, che ai piedi del generale austriaco imploravano misericordia;