— 201 — menci progetti nei quali si cullavano, e che vennero anche troppo abilmente usufruiti allora e poi dagli agenti austriaci e dai reazionari, che a quell’ epoca sciagurata in Milano ed in qualche altro sito tuttavia parteggiavano per lo straniero. Vi fu perfino una sommossa, che minacciava re Carlo Alberto nel suo stesso palazzo. In quella occasione il generale Alfonso La Marmora salvò il paese dal rimorso d’una delle più grandi, delle più codarde ingratitudini. E ciò accadeva quando l’Austriaco accampava fuori le mura della città! Carlo Alberto, stretto da ogni parte dagli Austriaci, minacciato nella ritirata oltre Ticino, non potendo più contare sui suoi, che, scoraggiati e moralmente affranti, poco serbavano della consueta disciplina, non fidando nella guerra di barricate che eragli proposta e volendo salvare Milano da un eccidio inutile ; senza speranza nella Francia e nell’ Inghilterra : si vide costretto a conchiudere un armistizio col maresciallo austriaco a patti ben più duri di quelli che poco prima erangli stati offerti. Nel giorno 9 del mese di agosto il celebre armistizio, che prese il nome dal generale Salasco capo di stato maggiore dell’armata sarda, che lo conchiuse, fu firmato a Milano (1). (') A Milano in quell’ epoca difettavano le munizioni ; giacché, malgrado pompose promesse, poche ne furono accumulale, e la maggior parte di quelle dell’ esercito erano state avviate a Piacenza, su cui molto opportunamente era stata decisa la ritirata, prima che Carlo Alberto pei uno slancio cavalleresco avesse la debolezza di cedere alle sollecitazioni che lo indussero a recarsi a Milano. Egli fu vinto dalle istanze dei Milanesi, che promettevano difendere le loro mura. Ma pur troppo a Milano in quell’ epoca signoreggiava la setta mazziniana, quella stessa che anche oggidì con istolti conati insanguina l’Italia. Sarebbe stata follia pretendere che Carlo Alberto si af- 26