268 Colpi di testa trato l’avventura da tanto tempo cercata, e in tale situazione da poter dare di sé la miglior prova: massima autonomia e massima responsabilità. Si sentiva sollevato sull’onda della fortuna e tendeva le energie per cogliere l’attimo. Forse sarebbe stata la gloria, come lassù verso il Polo. Tutta l’azione faceva capo a lui: sentiva il consenso pieno, impaziente dei marinai affannati in quel momento sulle navi a reclamare presso gli ufficiali il diritto di partecipare allo sbarco. In quella Thaon di Revel stava salpando da Tripoli dove aveva intimata la resa. L’indugio era rotto. Anche da Roma continuavano i solleciti, perciò nel primo pomeriggio del 3 ottobre Faravelli ordinò il bombardamento secondo il piano prestabilito. Negli ultimi minuti di attesa Cagni adunò puntatori e cannonieri. « Erano quasi tutti giovinetti che avevo formato io stesso nella scuola cannonieri al principio dell’anno, e dissi loro: “Badate che quando sentirete la prima palla di cannone o di fucile passarvi sopra il capo, proverete un certo piccolo brivido. Ma questa non è paura: è quello stesso brivido che si prova al primo tuono di un temporale. Ai rombi di tuono susseguenti non si bada più, come voi non vi accorgerete delle altre palle che passeranno di poi per la destinazione data da Dio. Vi raccomando perciò solamente di non temere d’aver paura”. Lessi su quelle facce intelligenti che le mie parole scolpivano un pensiero. Venne il primo colpo di cannone. Detti una rapida occhiata agli uomini della batteria di coperta... tutti sorridevano... il colpo fu assai corto e il tonfo del proiettile fu accolto da una franca risata generale. Gridai forte: “Gli uomini di coraggio non disprezzano mai il nemico”. E tutti tacquero. Ma quel primo colpo turco mi apparve una vittoria sui nervi del mio equipaggio, seme di altre vittorie. Oh, il primo colpo! Che sprazzo di lieti ricordi per me! » La “Umberto” mirò al forte Sultania, a occidente della città. Il primo tiro fu lungo, il secondo colpi il forte sollevando una gran nuvola. Quindi la nave si avvicinò alquanto alla costa perché i Turchi sparavano corto, onde utiliz-