— 255 — dell’ illustre Alessandro Poerio. Il bravo maggiore Fontana in quest’ occasione perdette un braccio. Molti giovani coraggiosissimi trovarono gloriosa fine, e rammenterò fra questi i due polacchi Misckewitz e Dembrowski morti nel-1' attacco delle case, ed il giovinetto Olivi, figlio del podestà di Treviso, colpito da una palla di mitraglia, mentre col suo corpo Italia libera assaltava le barricate di Mestre. Oltre a questi, più che 00 furono i morti e molti più i feriti. È giustizia notare come il nemico valorosamente combattesse e come i suoi artiglieri, piuttosto di cedere, preferirono tutti la morte. In questo combattimento si distinsero il battaglione lombardo, la compagnia gendarmi, i Cacciatori del Reno, e l’Italia libera, nonché un distaccamento di guardia civica, che essa pure divise i pericoli della giornata. Zambec-cari, Morandi, Noaro e fra lutti 1’ Ulloa, si copersero di gloria. Sirtori, Rossaroll furono fra i più intrepidi e diedero pruova d’invitto coraggio. Ricorderò ancora Ugo Bassi, che, per amministrare i conforti della religione ai morenti, si espose a tutti i perigli della battaglia. Quell’ eroico e nobile sacerdote dovea più tardi perire assassinato dagli Austriaci. Nè devesi dimenticare il commissario di guerra Morales, che seppe improvvisare un’ ambulanza, che fu tanto utile pel trasporto dei numerosi feriti (*). La legione Bignami, composta di Bolognesi, rimasta di riserva, volle essa pure combattere, e spintasi a Campalto (*) Il maggiore Radaelli fu trasportato dalla fanteria allo stato maggiore dell’ armata in ricompensa del piano da lui preparato e felicemente eseguito. Decréto governativo n.° 19202-5289.