— 320 — nuovo comandante condusse seco vari eccellenti ufficiali, come Sirtori, Rossaroll, Mezzacapo, Cosenz, Virgili, Car-rano ecc. ed elesse a suo capo di stato maggiore il distinto capitano veneto Seismit-Doda. I due forti Pùzzardi e Manin furono affidati al comando dei due capitani d’ artiglieria marina Barbaran e Andreasi: il genio era diretto dal maggiore di marina Ponti e dal capitano Merlo. Le forze del presidio si componevano degli artiglieri di marina, delle compagnie Bandiera e Moro, di un distaccamento di artiglieria di terra, di uno della guardia nazionale, di un distaccamento del genio, di uno di arsenalotti, di parte dei reggimenti Galateo, Sile e Friulano e di altre frazioni dell’ esercito. Un distaccamento fucilieri della guardia nazionale completava la guarnigione. Tosto che furono scoperti i primi lavori del nemico, il fuoco degli assediati cominciò ad intervalli a fulminare i lavoratori ; però fu ordinato dal comandante la fortezza che un pezzo non dovesse mai tirare più di due colpi all’ ora, misura necessaria per economizzare le poche munizioni della piazza. Mentre tutto approntavasi a Marghera per la vicina lotta, in Venezia altre misure venivano adottate, e tosto poste ad esecuzione. Ridotti gli assediati a non dover contare che su loro medesimi, niente più sperando dall’ intervento delle potenze occidentali, che li avevano condannati al servaggio austriaco, ogni mezzo fu posto in opera per rendere più terribile la resistenza, e per farla durare il più lungamente possibile. E se esisteva un mezzo per risparmiare alla città i dolori