— 80 — Molti di essi rimasero a Venezia, che amavano come loro patria. Ricordo fra gli altri il bravo capitano d’ arti-glieria-marina Kollossek, boemo di nascita, che eroicamente combattè alla sua difesa, trovando più tardi sul piazzale del ponte la morte degli eroi. Il 23, verso il mezzogiorno, il console francese, signor Limperani, seguito dai suoi connazionali, si recò alla residenza del governo, esprimendo con generose parole sentimenti di simpatia alla risorta repubblica, la quale, riteneva egli, avrebbe trovato appoggio e soccorso presso il suo governo. I consoli degli Stati Uniti e di Svizzera seguirono l’esempio di quello di Francia e riconobbero, in nome dei loro paesi, il nuovo reggimento. Come dissi altrove, quando ancora il nuovo governo non era stato eletto, si commise un errore che poscia amaramente fu scontato. La flotta, tutta composta d’Italiani stava ancorata a Pola; e mentre urgente e necessario era il richiamarla, fu creduto sufficiente inviarle un dispaccio a mezzo del piroscafo stesso che trasportava a Trieste il Palffy, impegnando sulla sua parola d’onore il comandante del legno, certo Maffei, a toccar prima Pola e consegnare l’ordine del quale era latore. Questa inconcepibile fiducia, riposta in coloro dei quali più d’ ogni altro dovevasi diffidare, fu combattuta dall’Achille Bucchia, dal Baldisserotto e dal Lettis, ufficiali di marina, che spontanei si offersero ad imbarcarsi su quel legno e così ricondurre la flotta. Ma a nulla valsero le loro esor- si avranno quei riguardi considerati come un dovere da un paese civilizzato, ma particolarmente in questa città rinomata per la sua ospitalità. Il Presidente Manin.