— 226 — infondere nei soldati la disciplina necessaria e le virtù che rendono rispettabile e nobile la divisa. A capo del suo stato maggiore elesse il capitano d’ artiglieria napoletano Girolamo Ulloa, che lo aveva seguito assieme ad alcuni altri egregi ufficiali, i quali preferirono 1’ esilio all’ onta di obbedire agli ordini del Borbone che li richiamava in patria. Però il generale Pepe non seppe ottenere 1’ affezione della maggioranza nell’esercito, mostrando una soverchia deferenza pei suoi compaesani, facendo mostra di dividere gl’ ingiusti sospetti che taluno spargeva a danno di generosi ufficiali che dall’armata austriaca erano passati al servizio della loro patria. Egli non pensò, forse per altrui suggerimento, a rialzarli nelFopinione pubblicala quale, travisando i fatti, avviluppava gli uomini, che tutto avevano sacrificato, in una sdegnosa indifferenza, che non cangiò mai, per quanto virilmente combattessero e per quanto si mostrassero abili ed esperti. Eppure costoro furono quelli che istruirono, organizzarono e disciplinarono 1’ esercito veneto. Il vasto estuario di Venezia fu diviso in quattro distinti comandi, quanti erano i punti principali della laguna; più tardi il comando del Lido fu diviso in due per la troppa sua estensione. Il più importante, quello di Marghera, componevasi della fortezza di quel nome e dei forti Manin e Rizzardi che la fiancheggiavano, ed estendevasi ai forti di S. Angelo, di S. Giorgio, di S. Giuliano, di S. Secondo, di Murano e alle batterie di Campalto, di Tessera e di Carbonera. Il secondo risedeva a Burano, e comprendeva i forti di S. Giacomo, di Maz-zorbo, di S. Antonio, di Monte dell’Oro, di Treporti ed altri di minore importanza. Il terzo, del Lido, che abbracciava le