— 398 — stato da un cacciatore del Sile chiamato Boa, che seppe liberarlo dai nemici che lo accerchiavano. La piroga Brillante, comandata dal nostromo Privato, era accorsa sulla sinistra del ponte e giunse in tempo per tempestare gli avanzi fuggitivi. Il forte di S. Secondo tirava contro di essi dalla destra del canale medesimo. Nell’ armata austriaca eravi il capitano Brilli, uomo di grande coraggio, il quale meditava di sorprendere la batteria mediante un colpo di mano. Chiese al generale Thurn il permesso di scegliere sessanta compagni fra i più risoluti soldati dell’ esercito, ed ottenutane 1’ autorizzazione, si pose all’ opra. Scelse la notte dal 6 al 7 luglio, nella quale il riflusso del mare avrebbe spinto fino sotto il ponte la macchina incendiaria, ed egli intanto cautamente ed in silenzio si moverebbe contro il piazzale. Per maggior cautela, le batterie nemiche tacquero contro il loro solito durante la notte. Avvenne come avea sperato : l’insolito riposo era foriero di un grave periglio. Però, per quanto secreto fosse tenuto 1’ ardito progetto, il nemico non potè fare in modo che a Venezia non lo si sapesse. Noi vedemmo quale ne fu il risultato, e se infelice sorte toccò agli assalitori, non per questo dobbiamo commendarne meno il coraggio, la ferma risoluzione e 1’ energia. Cercarono gli Austriaci, dopo la mal riuscita impresa, di costruire una batteria sul minore piazzale del ponte vicino alla testata : cosicché più da presso avrebbero offeso la batteria di S. Antonio. Avevano già in parte compiuti alcuni lavori in terra, quando due compagnie dei Cacciatori del Sile, in parte montati sopra barche ed in parte per il ponte