— 175 — Nel giorno 5 luglio, nella sala del palazzo ducale detta del Maggior Consiglio, alle ore 1 pom. riunivasi per la prima volta 1’ assemblea veneta, presieduta dal canonico Pian-ton, il più anziano fra i rappresentanti. Dopo una viva discussione, provocata dall’Avesani, il quale chiedeva si procedesse immediatamente alla disamina del motivo per il quale veniva convocata 1’ assemblea senza preventivamente verificare la validità delle elezioni, si decise non doversi discutere fino a tanto che i deputati non si trovassero legalmente eletti. Compito quest’ atto necessario, il presidente del governo, Daniele Manin, saliva alla tribuna, e passava in rassegna gli atti del suo reggimento. Con voce chiara e sonora, con uno stile conciso, ricordava poscia le fasi per le quali era passata la fortuna del Veneto; ricordava le battaglie combattute sull’Isonzo, a Sorio, a Cornuda e gli eroici fatti di Vicenza. Diceva che le patite sventure avevano persuaso le popolazioni del Veneto, essere salvezza d’Italia la immediata fusione col Piemonte; che Vicenza, Treviso, Padova e Rovigo e la intera Lombardia avevano compiuto quest’atto mediante il suffragio universale; che sola Venezia non erasi ancora decisa se seguir dovesse 1’ esempio delle città sorelle ; che per tale scopo si convocò 1’ assemblea, la quale sola aveva il diritto di deliberare sulle sorti della patria; e conchiudeva il suo lungo discorso con queste parole : Pesate maturamente le vostre deliberazioni ; fate in modo che esse accrescano la forza e la sicurezza di Venezia; che esse le assegnino il rango onorevole che le è dovuto in Italia, divenuta indi-pendente ed una : la patria vi domanda, cittadini rappre-