— 109 — i vostri spirili, col riscatto della terra che ricopre le ossa vostre, veggano infine quella indipendenza cui sacraste da prodi la vita! Ebbero tutti comune sepoltura. Fu a Sorio che l’Austria inaugurava la tremenda sequela di orrendi misfatti, di miserabili stragi, che in Italia, a Vienna, in Ungheria, dovunque compirono poscia i suoi soldati. Come sempre in quella guerra, dopo un disastro patito dai volontari, le voci di tradimento cercarono di rendere sospetto il Sanfermo ed altri molti, uomini tutti d’incorrotta virtù e di un patriottismo esemplare, e che solo pote-vansi accusare d’imperizia e di poca avvedutezza. Mentre 1’ avversa fortuna mostravasi rigida nel Veneto alle armi italiane, gloriosi e fortunati combattimenti succedevano sulle sponde dell’ Adige. Carlo Alberto, dopo gli splendidi fatti d’arme di Goito, di Borghetto e di Monzambano, spingendosi sulla sua sinistra, investiva Peschiera, che dal lago di Garda era bloccata da due vapori e da alcune barche armate. Come dissi, intendeva il re di assediare regolarmente la piazza, e perciò attendeva le artiglierie necessarie eh' erano in viaggio dal Piemonte. Questo divisamento compivasi senza ostacolo alcuno per parte degli Austriaci, poiché deboli e disordinati non potevano ancora con efficacia opporsi al nemico più fortunato. Però, essendo Peschiera parte integrante della difesa del quadrilatero, Radetzky risolse di occupare fortemente Pastrengo, e così minacciare gli assedianti. Ordinava pertanto al tenente-maresciallo Waucher di stabilirvisi con tre brigate e qualche batteria, ed attaccare Sandrà, che debolmente era presidiato dai Sardi. Volle il caso che la mattina del 29 aprile re Carlo Alberto, avendo deciso di prò-