— 331 — « Parigi 10 maggio 1849. » Signore ed amico, » Sono trascorsi alcuni giorni dacché ricevetti la vostra » lettera del 5 aprile. Io non ho risposto perchè attendevo » un’ occasione sicura, ed anche, conviene che lo confessi, » perchè sentivo che scrivendovi avrei avuto ad arrossire » per il governo del mio paese. Per ciò che si commette » a Roma, disgraziatamente la risposta è assai chiara. La » verità é che voi non potete contare sul soccorso degli » uomini che governano la Francia oggidì ; felici se essi » non si provano a portar le loro armi contro di voi ! Que-» sto è quanto io prevedevo, almeno in parte, l’ultima volta » che vi ho scritto. Ilo il dolore di vedere i fatti sorpas-» sare ancora le mie previsioni. Ieri, 9 maggio, un senti-» mento d’ onore e di indignazione, ha reagito nell’ assem-» blea nazionale contro la politica austro-gesuitica. Dio voglia » che questo sentimento persista e produca qualche frutto; » in questo caso i miei amici ed io stesso impiegheremo » tutti i nostri sforzi. Ma voi mi avete chiesto la verità ; io » devo dirvela, e la verità è che oggidì voi non avete altra » protezione che Dio ed il vostro coraggio. » Voi mi chiamate vostro amico ; io sono fiero di questo » titolo, poiché voi siete del piccolo numero di coloro che, » in un tempo di miseria e di bassezza, sollevano ed ono-» rano 1’ umanità. » Vostro amico, adunque, per la vita e di tutto cuore » Giulio Bastide. »