— 301) — » All’ uscire dall’ assemblea il dittatore ed i rappresen-» tanti furono circondati dal popolo, ed il decreto fu rice-» vuto con un indicibile entusiasmo da tutte le classi, alte » e basse, ricche e povere, civili e militari. Un nastro rosso » alla bottoniera fu da quel giorno adottato dai campioni » della resistenza ad ogni costo ; e dal punto più elevato » dell’ antico campanile di S. Marco, al disopra delle cupole, » dei tetti, dei palazzi e delle chiese, si spiegava un immenso » rosso vessillo. » Questa bandiera, colore del sangue, si elevava verso » il cielo, somigliante ad una meteora; essa era vista da » lontano nell’Adriatico dalla flotta nemica, e ben lungi al » di là delle lagune dal detestato Austriaco. d Questa volta infine, la prima dopo una lunga storia » di rivoluzione, il vessillo rosso era il simbolo d’ una no-» bile causa, quella della libertà difesa fino alla morte. » Il disastro di Novara (() toglieva a Venezia la possibilità ' di vedere il suo giovane esercito fuori delle lagune affrontare il nemico. * Sola ormai in arme, troppo debole per combattere il colosso nemico in aperta campagna, doveva rassegnarsi a difendere i baluardi che la proteggevano. Manin perciò ordinava che desistessero le cominciate ostilità, e che l’armata fosse disposta a sostenere efficacemente 1’ assedio. Il generale in capo, reduce a Venezia, eseguiva con solerzia 1’ ordine avuto : la divisione di Ghioggia e la brigata di Marghera furono sciolte, distribuendo i vari corpi nei circondari di difesa. La cavalleria e 1’ artiglieria di campa- (') Vedi Documento XXIV.