386 Sofferenza dell’ammiraglio darono, mi copersero, mi empirono l’automobile di fiori. Mentre attraversavo la piazza e le sale comunali, mi baciavano gli abiti, mi toccavano accarezzando il cappottone grigio; molte signore piangevano. Mai ho veduto una cosa simile ». « Nella sala del Consiglio dovetti rispondere alle smaglianti parole del Podestà. Ero molto commosso già dalle accoglienze fattemi. Credevo non poter parlare, ma francamente, come in uno scatto, ho parlato, ed ho detto tutto ciò che era nel mio cuore di italiano ». Fu un urlo, fu un pianto di quella povera gente alla quale nessuno aveva mai osato dire la parola sincera. E lui la disse: « Voi italianissimi non temete le quisquilie diplomatiche. Qualunque cosa avvenga, Fiume è e resterà italiana, anche se dovessimo riprendere il fucile in mano ». « Sentivo che parlavo bene, chiaro, e ad ogni frase era un urlo commovente. Quando uscii, non vedevo più la porta. Camminavo sui fiori. Mille mani si tendevano a me. Forse cosi era accolto il Redentore nei momenti della sua gloria umana ! » « Sono rimasto trasognato per ventiquattro ore. Non so come il governo la prenderà, ma me ne infischio. Sento di aver fatto il mio dovere di italiano ». Montato in macchina coi due ufficiali che l’accompagnavano dimenticò di ordinare la via da seguire per il ritorno a Pola. Sotto l’impressione del momento allora vissuto, tacquero per mezz’ora. Poi fu l’ammiraglio a rompere quel silenzio assorto: «Vi pare che abbia esagerato? Non importa: ho gettato il berretto di là dal fosso e vale la pena di seguirlo ». Continuando a commentare si ritrovarono sviati nel bel mezzo delle aspre montagne istriane. Certo Cagni era passato ancora lina volta oltre la sua competenza di capo militare, e lo sentiva tanto che essendo annunciata una visita di Revel a Pola, disse ai suoi ufficiali: «Forse dovremo fare le valige ». Ma Revel ¡invece ascoltò la sua relazione e, approvandola, fini con ¡’abbracciarlo. I temperamenti dei due ammiragli piemontesi erano diversi, ma unica e uguale la passione del loro cuore. Cagni tornò altre volte a Fiume dove sempre i dirigenti lo cercavano e gli chiedevano consiglio, malgrado egli tentasse di passare inosservato. « Ho avuto la soddisfazione di vedere sempre eseguito ciò che avevo consigliato » scrisse