— 330 — » lui ed i suoi sudditi ribelli, ogni speranza del governo » rivoluzionario di Venezia è vana, illusoria e fatta sola-» mente per ingannare i poveri abitanti. » Cesso adunque d’ ora innanzi ogni ulteriore carteggio, » e deploro che Venezia debba subire la sorte della guerra. » Radetzky. » Però nei giorni che seguirono, quantunque il nemico continuasse a lanciare bombe in Marghera, la veemenza del suo fuoco non fu paragonabile a quella del giorno 4. Era evidente che le batterie della prima parallela non si ritenevano sufficienti per superare il fuoco vittorioso di Marghera, e che i lavori della seconda dovevano essere cominciati. Radetzky nei suo proclama parlava di un popolo che riteneva ingannato. Egli mentiva, poiché gli era noto l’odio dei Lombardo-Veneti per 1’ Austria. Venezia non era ingannata : essa, al pari del suo governo, conosceva pienamente che indarno speravasi nella mediazione franco-inglese; gli agenti ed i dispacci di queste potenze avevano tolto le illusioni ai più fidenti. Giammai una condotta più egoista, più impolitica fu tenuta dal governo francese. Nell’ assemblea di quella nazione non vi erano che pochi uomini di sentire liberale ; l’immensa maggioranza mostravasi tutta propensa all’ Austria ed ai Gesuiti. Una lettera, che in quei giorni 1’ ex-ministro francese, Giulio Bastide, scriveva a Manin, lo dimostra chiaramente. Eccola :