— 419 — strutto le sue forze. I corpi veneti, dispersi ovunque eravi un borgo o una città da difendere, costituivano una interminabile, debolissima linea, che in ogni punto poteva essere facilmente sfondata. Così in poca terra italiana, quando trat-tossi d’impedire il passaggio d’ un corpo nemico, quantunque con forze superiori, non si riportarono che sconfitte. Carlo Alberto, spinto da una politica soverchiamente conciliativa, volle troppo rispettare i piccoli governi che eransi costituiti, e sebbene per forze recate in campo, per vittorie ottenute , pel prestigio della sua regale autorità e per la posizione conquistata egli potesse erigersi a dittatore delle cose italiane, noi seppe fare, o noi volle, o non 1’ osò, fidando forse troppo nelle sue armi e nelle arti diplomatiche dei suoi uomini di stato. Il governo di Venezia non avea acquistato ascendente morale sulle popolazioni, non aveva autorità oltre ai confini dell’ estuario ; mentre gli eserciti venuti da oltre Po assunsero un certo fare protettore da disgustare gli uomini seri che, non illusi dal vantaggio del momento, vedevano avanzarsi la procella e mancare le forze a scongiurarla. Venezia non poteva imporre la sua volontà ai generali che comandavano in terra-ferma ; per la qual cosa, senza piano comune, combatteva ciascuno isolatamente. Cause di ciò i governi e le popolazioni che ancora non sapevano spogliarsi di una vana autorità a vantaggio di una forte unità d’azione, le stolte gare municipali e gli odi di paese con paese, che solamente la sventura doveva più tardi estirpare. Nugent movevasi da Belluno il 7 maggio, e la sua avanguardia, guidata dal generale Culoz, imbattevasi alle sei e mezzo pom. del successivo giorno coi primi avamposti ita-