— 440 — Con circa 700 uomini si avviò da Treporti per Cavallino: a mezzanotte passava le porte del canale Pordelio. Disposte in una sola colonna le sue truppe, con una buona avanguardia a 200 metri avanti, cautamente marciava; quando improvvisamente incontrò una massa di soldati nemici che sembravano diretti a prender posizione a Cavallino. La mischia tosto cominciò, e dopo scambiate alcune fucilate, veduto che gli Austriaci lanciavano dei razzi alla congrève, ordinò 1’ attacco alla baionetta. A quell’ urto il nemico non resistette, e, datosi alla fuga, fu lungamente inseguito. Alcuni ne rimasero prigionieri ed altri feriti; dalla parte nostra si ebbe a deplorare la morte di un caporale dei cacciatori delle Alpi, colpito da una palla in fronte, ed altri 5 feriti. La sorpresa però era sventata, per la qual cosa si dovette rinunciarvi; fu ordinata la ritirata, e nella mattina del 4 le truppe rientrarono nei loro alloggiamenti. In questa sortita molti furono gli ufficiali volontari che seguirono il Radaelli, fra i quali ricordo il tenente-colonnello Calvi, il maggiore Cavalletto e vari altri, desiderosi di combattere. Nel giorno 10 Manin riceveva una lettera dal ministro austriaco De Bruck, nella quale si offrivano le medesime condizioni già altra volta respinte ('). I signori, conte Nicolò Priuli, Dataico Medin e generale Cavedalis furono incaricati di trattare per la resa : essi partirono lo stesso giorno per Mestre con istruzione di stabilire definitivamente alcuni punti essenziali, cioè un termine conveniente per la partenza delle truppe, un elenco nominativo dei 40 cittadini esiliati, amnistia completa per gli altri, garantie per i (') Vedi Documento XXXVI.