— 318 — rata, che corre fra 1’ opera principale ed il forte Rizzardi, e si distinse col nome di batteria dei cinque archi. Tutto questo sistema legavasi insieme mediante un cammino coperto, difeso da forte palizzata e da profondo fossato. A tergo di questo fronte bastionato, sull’ isola di S. Giuliano, erasi costrutta una batteria di 6 pezzi da 24, che batteva Campai to, punto della terraferma sporgente nella laguna sull’ estrema destra di Marghera stessa. Tutti questi forti erano armati di circa 120 pezzi di cannone e di 12 mortai. Due casematte vastissime, fabbricate molti anni dietro e che ritenevansi a prova di bomba, mentre pur troppo non lo erano, servivano di rifugio alla guarnigione, la quale ammontava a 2000 uomini di tutte le armi. A destra di Marghera, l’unico punto dove i Tedeschi potevano piantare le loro batterie era Campalto, quantunque discosto più di un chilometro. Lo spazio di terreno tra Campalto e Mestre resero gli assediati impraticabile, poiché 10 avevano allagato e ne aveano resa 1’ aria micidiale, sbarrando alla foce il fiume Oselino che vi scorre per lo mezzo. A sinistra invece, il terreno, che si estende dal canale di Mestre fino ai Botenighi, offriva sufficiente solidità perchè 11 nemico potesse aprire le prime parallele. Questo tratto di pianura rappresenta un triangolo, il cui angolo principale, di un’ apertura di 80 gradi circa, appoggiasi a Marghera: Mestre e la Rana sono i vertici degli altri due angoli. Gli approcci e le parallele del nemico, che si sviluppavano su larga fronte, dovevano, avvicinandosi a Marghera, restringersi, e presentare una fronte più limitata. Era evidente che 1’ attacco principale doveva venire da quella parte : il forte Rizzardi, la batteria a cavaliere della