— 250 — la colonna del centro. Cosi modificato, e avuta 1’ approvazione del generale Pepe e del ministro Cavedalis, il capo di stato maggiore riserbavasi l’incarico di preparare ogni cosa per 1’ attacco di Mestre e della stazione, incaricando il Radaelli di combinare i mezzi per 1’ assalto di Fusina. Nella sera del 26 le truppe ritiratesi nei quartieri, ebbero ordine di tacitamente recarsi per il ponte della strada ferrata a Marghera, e i Cacciatori del Sile si fecero salire su alcune barche, che li aspettavano alla riva delle Zattere. Ulloa destinò Zambeccari con due battaglioni, 1’ uno del-l’Italia libera e l’altro dei Cacciatori del Reno, per 1’attacco di Mestre, affidando al colonnello Morandi, sotto i cui ordini obbedivano il battaglione lombardo e qualche compagnia di Romagnoli, l’impresa della stazione. Disponeva inoltre che il reggimento Bignami rimanesse di riserva in Marghera, spingendo una ricognizione verso Campalto. Una compagnia di gendarmi, comandata dal Viola, aveva lo stesso incarico. Il Radaelli intanto spiegava accuratamente al colonnello Amigo ed ai suoi maggiori Francesconi e Rado-nich il modo di condursi dopo presa Fusina. Minute furono le istruzioni date al capitano di corvetta Basilisco, che comandava la divisione navale. Sorgeva l’alba del 27 ottobre, ed una densa nebbia copriva ogni cosa. Tale condizione atmosferica era assai favorevole ai Veneti che attaccavano dalla parte di Mestre, ma assolutamente dannosa alla colonna di sinistra che doveva percorrere lungo tratto della laguna per giungere sotto Fusina. Altra circostanza sfavorevole fu quella che la sezione di artiglieria non era ancora giunta a Marghera. Pepe, che in persona aveva voluto dirigere il combat-