Prestigio 305 Poi si vuole la mia firma; si entra in una casa per scrivere: altra bevuta, ma questa volta di liquori. E poi si vuole che restiamo a colazione. Questo poi no! Mi ribello decisamente all’invito e mi dirigo circondato e seguito da bandiere e da urli. Mi hanno fatto preparare una vettura. Invito a bordo il sindaco e non più di venti persone. Salgo in vettura. Altra pioggia violenta di confetti: mi duole il naso per questo bombardamento; fra gli evviva partiamo al galoppo. Ma all’entrata del paese di Ciro il sindaco con la sciarpa tricolore circondato da bandiere sbarra la strada alla vettura: bisogna scendere. Altre strette di mano ed altri evviva, ma alquanto più modesti. Alla costa si è più discreti e un po’ più scettici. Altra bevuta, e finalmente ci imbarchiamo nell’autoscafo con un grande respiro ». Ma non era finita: nel pomeriggio dovette ricevere a bordo i bravi cirani che gli portarono un bel mazzo di fiori a lui graditissimo, perché i fiori mancavano a Taranto ed egli ci rinunciava malvolentieri. Poi un ammiratore gli regalò una capretta bianca con un gran nastro tricolore al collo. Né con ciò si concluse il trionfo meridionale dell’ammiraglio. Il 19 novembre 1913 la “San Giorgio” arrivò a Reggio Calabria proveniente da Augusta. Quasi cinque anni dopo il terremoto Cagni era atteso nella città da lui salvata che voleva festeggiarlo. Rimase quasi stordito dall’accoglienza frenetica dei reggiani: per il suo sbarco avevano costruito un pontile coperto di tappeti rossi e imbandierato. Mentre lo conducevano in visita alla modesta città nuova la carrozza dovette fermarsi perché una donna si era cacciata in mezzo alla strada con un mazzo di rose: era la comare dell'ammiraglio al battesimo del piccolo Umberto Cagni Moltese, il primo nato dopo il terremoto. Fra le feste, i ricevimenti, i pranzi che seguirono, capitò anche nell’albergo di legno che aveva costruito subito dopo il disastro. Il padrone con la sua numerosa famiglia gli si precipitò incontro a baciargli le mani. « È un vecchio di ottant’anni, vegeto e arzillo, che ha saputo far onore a sé ed ai patti che gli avevo imposto quando gli regalai l’albergo ». Infine al Casino degli impiegati fu accolto da 20.