— 373 — ebbe un passaporto che la chiamava Teresa Manini. Era bellissima, bionda di capelli, lusinghiera, maestra d’inganni femminili, creata apposta per sedurre e corrompere coloro che debolmente avevano il cuore temprato. Il governo di Venezia seppe del costei progetto, e seppe ancora che veniva raccomandata ad un partigiano dell’Austria, al conte Giulio Pullè, oriundo francese, che allora era ufficiale nella milizia cittadina, ma che però la nocella Circe non conosceva di persona. All’ ingannatrice si contrappose l’inganno. Si fece arrestare il Pullè, ed in sua vece le fu presentato il De Capitani, ufficiale dell’ esercito, il quale fingendosi a poco a poco innamorato della costei bellezza, si profferse pronto ad ogni impresa. Essa adorava il piacere, ed a quello tutto avrebbe sacrificato : arse di desiderio per il finto Pullè ed inebriata da costui, interamente svelava ogni suo progetto. Il De Capitani, poi che ebbe in mano secreti e carte che alcuni compromettevano, il tutto recava al comitato di pubblica vigilanza. La Puttimato e qualche altro suo complice venivano carcerati a S. Severo. Così ebbe fine la schifosa commedia, che ribrezzo e disgusto destò in ogni onesto che la conobbe. Se a tanta malvagità, a tanta corruzione può il vizio condurre un cuore di donna, a quale sublimità all’ incontro sa questo innalzarsi quando è riscaldato dal sacro amore di patria carità ! E le donne veneziane ne diedero un grande esempio durante l’assedio. Gentili ed amabili fra quante ne possiede Italia, mostrarono che le virtù, che più onorano il cuore umano, erano state a dovizia ad esse da Dio impartite. Fat-