— 340 — governo ad altro comando in Ungheria, lasciando al tenente-maresciallo Thurn, suo successore, il compito di prendere quella fortezza. Come dissi altrove, le opere nemiche avevano alacremente progredito ; e il 23 di maggio gli assediati poterono scorgere che le medesime erano compiute. La vasta fronte nemica, disposta a semicerchio, avviluppava tutto il lato sinistro della fortezza. Il forte Rizzardi e la batteria a cavaliere della strada ferrata venivano questa volta essi pure attaccati. Marghera era il centro, sul quale da tutti i punti del cerchio di circa 80 gradi occupato dalle batterie nemiche, convergevano i fuochi dei numerosi cannoni e mortai disposti in due ordini. L’ effetto doveva essere terribile, poiché circa 140 pezzi di grosso calibro dalla parte degli Austriaci avrebbero tuonato contro i soli 64 che formavano 1’ armamento del fronte attaccato. A Campalto, a circa 1200 metri, le due nuove batterie di sedici cannoni alla Paixans battevano il lato destro. La guarnigione anelava il momento dell’ attacco : il coraggio e 1’ ardire trasparivano da ogni volto. La notte dal 23 al 24 passò silenziosa ; era evidente che dalle due parti si sentiva il bisogno di raccogliersi, e di ristorare gli stanchi corpi, per affrontare più gagliardamente la lotta micidiale. Era una di quelle notti solenni che precedono le battaglie sanguinose e contrastate. Poco dopo, sorto il sole del 24 maggio, un orribile scoppio di artiglierie dava il segnale del combattimento. Gli Austriaci dai due semicerchi delle loro parallele e da Campalto cominciavano il bombardamento ; circa 156 grossi pezzi fra cannoni, mortai e Paixans e numerose batterie