Vili L’ORA SUPREMA IA occupazione di Pola ancora piena di nemici segnò, co--J me a Tripoli, il ritorno di Roma in una città del suo antico impero. L’ammiraglio senti i pericoli incombenti e l’alta responsabilità come il massimo premio della sua vita. E nelle giornate di opprimente lavoro che seguirono, una gioia immensa sostenne il suo spirito guerriero che si prodigò felice. Scrisse nella prima lettera ai familiari : « Questa è stata la più grande emozione della mia vita militare. Ho tutto dimenticato: le sofferenze e le ingiustizie patite, i dolori profondi, le speranze o le illusioni infrante, tutto ho dimenticato perché il sogno di quasi quarant’anni di vita marinaresca si avverava cosi improvvisamente. Io sono dentro Pola, da padrone, in nome dell’Italia, in nome della nostra marina. Ora posso morire. Ora mi possono fare quello che vogliono. La mia vita è pagata ». Si sentiva introdotto per sempre nella grande storia, sentiva di aver conquistato uno scoglio fermo nel gran mare secolare delle vicende della patria. Ora bisognava tenere la città, posta del gioco, di fronte alle pretese di molti nemici travestiti da alleati. Come premessa all’impresa cui si accingeva Cagni telegrafò a Re-vel: « Ringrazio V. E. dell’onore che ci ha fatto ». Nella stessa sera del 5 novembre l’ammiraglio Koch venne a visitarlo, ricevuto con tutti gli onori. Allora cominciò un tenace duello del quale l’italiano, più debole nelle armi a disposizione, dovette giocare di abilità e di ardire. L’impulsivo e duro Cagni calzò guanti di velluto sul pugno di ferro, abilmente, senza mai perdere dignità o pazienza. Cominciò col lusingare molto il visitatore dicendogli che somigliava fisicamente al Duca degli Abruzzi; poi gli espose il motivo per cui era venuto a Pola, ossia far applicare