— XIV - Nessuno dei suoi figli narrò le sue sventure, i suoi combattimenti, e nessuno ancora disse come tanta gloria acquistata da quell’ eroica città negli anni 1848 e 1849, sia merito precipuo, speciale dei suoi cittadini. Governo, assemblea, esercito, tutti fecero il dover loro ; ma l’alimento a quella grande resistenza si concentrò tutto nella popolazione, che diede spontanea sostanze e sangue, che soffrì impavida la fame, la peste, gl’ incendi per l’indipendenza della nazione. La questione della Venezia è vitale per l’Italia. Venezia nell’ anno 1849 pugnò sola contro l’impero austriaco, e diede al mondo un meraviglioso, inimitabile esempio di costanza e di sacrifici, che le acquistarono il diritto di essere soccorsa da tutti gl’ Italiani. Venezia ha resistito allo straniero a qualunque costo. L’Italia alla sua volta deve combatterlo e vincerlo a qualunque costo. In tal modo il debito sarà pagato, e l’Italia starà sicura nella sua forza e nel suo diritto. Ma, perchè ciò avvenga, conviene imitare il sublime esempio di quella nobile città ; essere uniti, concordi, perseveranti. La patria nostra, per sua gran ventura, ha un Re generoso, grande, eroico, d’incrollabile fede. In lui figgiamo i nostri sguardi. Con Vittorio Emanuele alla testa, le forze d’Italia saranno invincibili. Venezia sa quanto siano prodi i figli d’Italia, poiché li ha veduti pugnare. Sa che i valenti generali e un esercito agguerrito e coraggioso scenderanno in campo per lei. Venezia è sicura che con quelli di Palestro e di S. Martino saranno rinnovati i prodigi di Calatafimi e di Milazzo