222 Colpi di testa « Molto atto alla condotta di missioni arrischiate e difficili, tanto nel campo professionale che fuori di esso ». Cagni aveva dimostrato quella elasticità di idee e di vedute che occorre ad un comandante cui vengano affidate navi di nuovo tipo. Ciò mentre la Marina italiana era ancora dominata dai residui della mentalità formatasi nella secolare consuetudine della navigazione a vela. Spregiudicato ed agile d’istinto Cagni riuscì maestro di una nuova generazione di comandanti forzando il trapasso fra due periodi. Dalla Maddalena, dov’era andato in giugno per esercitazioni, scriveva di sé e della sua risoluzione a primeggiare: « Ormai tu conosci il mio carattere cattivo, insofferente di mezzi termini: o tutto tutto o niente ». Era la prima nórma della sua vita. Mentre alla Spezia gli nasceva la terza figlia, Carla, scrisse a casa lettere accalorate sulle belle manovre delle sue piccole navi, veri delfini volteggianti a fior d’acqua. « Il 25 [luglio] siamo passati da Maddalena... sbucando da uno strettissimo passo fra l’Asinara e la Sardegna a ponente imbattemmo nella squadra che dirigeva per Alghero proveniente da Porto Torres. Io ero in testa e scappavo mentre gli altri quattro cacciatorpediniere mi inseguivano per circondarmi. È una esercitazione di guerra molto utile. Ed il nostro finto combattimento si svolse per combinazione sotto gli occhi della squadra. La manovra mi riuscì abbastanza bene e misi fuori combattimento il “Turbine” ed il “Fulmine” che hanno i due forse migliori comandanti: Giavotto e Millo. È la prima volta in queste esercitazioni che degli attaccanti sono stati messi fuori combattimento. Ne ebbi molti complimenti da loro stessi e questo è per me l’elogio più ambito poiché di certo sono persone incapaci di cortigianeria ». Nell’autunno del 1904 scioperi e disordini cronici impegnarono soldati e marinai nel pesante servizio d’ordine pubblico, specialmente a Napoli. Cagni, che si trovava a Pozzuoli, si interessava della situazione politica e, memore di quanto gli aveva rivelato il processo dei trenta-cinque, si sentì sempre più nemico, oltreché del sowersi-