nella campagna astigiana ti sfocava a precipitarsi al galoppo contro le finestre a pianterreno della villa di un amico per balzarvi dentro, ospite inatteso, dopo un brusco arresto del destriero contro il muro. Molti anni dopo, quand’era generale comandante di divisione, visitando caserme metteva in imbarazzo la guardia e l'ufficiale di picchetto perché, invece di «ostare a riceverne il saluto, andava difilato agli attrezzi ginnastici del cortile e si impegnava in esercizi agli anelli, alle corde, alle parallele. Un giorno volle provocare a singolare tenzone un grosso daino rinchiuso nel parco della villa Rasponi a Sa vignano di Romagna: successe una lotta furibonda che cessò, non senza perdita di sangue, soltanto per l’intervento deU'aiutante del venerale con alcuni contadini che immobilizzarono la be-*tia eccitata dalle bande rosie dei pantaloni dell'aggressore. Questi ed altri tratti stravaganti non contrastano tuttavia coi diversi atteggiamenti romantici e scapigliati della gioventù di quel tempo, smaniosa di lotte, impaziente nell'attesa delle prove per la riscossa nazionale. Senza ricordare la giovinezza irrequieta di Garibaldi e dello stesso Cavour, basta pensare alle straordinarie avventure di I^eonettoCi-priani, alle gesta cavalleresche di Luigi C-sròli e di altri cento eroi del Risorgimento. Dopo aver combattuto contro i Ruasi nel vallone della Ornala, Manfredo Cagni si era appena «posato quando guadagnò la prima medaglia sul rampo ardente di San Martino. Fin lassd accorse ad abbracciarlo, fra le tenebre di una greve notte d’estate, la sua giovane sposa che i superstiti della battaglia videro seduta sopra un tamburo militare come una soave immagine d'amore e di pace, vaneggiarne al bagliore dei Lampi temporaleschi, fra il miasma dei cadaveri e le urla dei (etili: vivente allegoria femminile deile vinti del vecchio •*Piemonte reale", di quel Piemonte che per eccetao di attaccamento monarchico insorgerà più tardi contro il trasferimento della capitale da Torino a-Firenze; quello rhr negli anni delle guerre rischiose si gettò nella lotta senta triturare i sacrifici, tanto che ne*-«una famiglia del piccolo regno si tornaste a tributo di uomini, di beni e di sangue; quello che col tuo esercito esiguo ma forte dimcatio quanto salga un pattiovonio