Passione interventista 319 A fine luglio l’assassinio dell’arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando in Sarajevo maturò il grande conflitto europeo, più volte evitato e proti-atto negli anni precedenti. E dopo 1’“ ultimatum” dell’Austria alla Serbia la immane ruina cominciò a precipitare: le dichiarazioni di guerra si intrecciarono fitte secondo il gioco complesso delle alleanze o degli interessi, travolgendo nel gorgo molti piccoli Stati. L’Italia si dichiarò neutrale perché non era ricorso il “casus belli” dell’aggressione previsto nel patto della Triplice, e perché non poteva prestare man lòrte alla secolare nemica che mirava ad estendere la propria influenza nei Balcani senza neppure averci consultati. Da Gaeta dove si trovava coi suoi incrociatori, Cagni deplorava che le unità della flotta fossero troppo disperse per poter fronteggiare un nemico che avesse attaccato l’Italia per mare, e che dal complesso degli ordini e contrordini ministeriali trapelasse in quei giorni critici un senso di disorientamento. A tanta confusione avrebbe preferito uno stato di guerra deciso e ben definito; ricordava in proposito che un simile disorientamento si era già verificato dopo la conclusione della pace italo-turca, allorché un ameno collega napoletano era uscito nella mirabolante esclamazione: « Mio Dio, è scoppiata la pace ! » Finalmente la flotta si raccolse a Taranto, base navale equidistante dai due eventuali campi di lotta sul mare. Il Duca degli Abruzzi assunse il comando in capo dell’Armata impegnandosi alla sua preparazione bellica. Cagni vi col-laborò con tutta la sua foga e trovò nella nuova fatica la vera sanatoria delle recenti amarezze; gli balenava lusinghiera la speranza di misurarsi in battaglia contro il nemico che per suo conto aveva già identificato nell’Austria. Non fu compito facile rimettere in piena efficienza di mezzi, di armi e di uomini la flotta dopo il logoramento subito durante la guerra di Tripoli. Bisognò approntare d’urgenza nuove unità, grosse e piccole; allenare gli equipaggi; aggiornare i sistemi di tiro; organizzare i servizi logistici e la difesa delle piazze; preparare l’effettiva utilizzazione dei sommergibili e degli aeroplani. Lavoro enorme ed affrettato svolto contemporaneamente dal capo di Stato Maggiore