304 Sofferenza dell1 ammiraglio Meglio andar per mare. Tornato a Taranto constatò la differenza fra la sua vecchia posizione di comandante di una singola unità e la nuova funzione di capo di una divisione. Annotava soddisfatto: « Qui tutti in ossequio, e non ho che da esprimere un desiderio perché sia compiuto. Ma per principio e di fatto mi sento estraneo alla nave ». Salito di un grado nella gerarchia, uniformò il suo contegno alla diversa natura e responsabilità del nuovo comando. Si diede a un lavoro intenso, ma lo alternò con ore di riposo durante le quali impresse uno stile alla vita di bordo: fu largo di ospitalità e signorile nei ricevimenti. Giocava a tennis per conservare elastico il corpo asciutto. Ma intanto non dava respiro né a sé né agli uomini: come continuasse la indiavolata attiviti della vecchia squadriglia cacciatorpediniere, addestrò gli equipaggi a tutte le manovre e specialmente il personale di macchina ad un suo particolare sistema di condotta dei fuochi che gli aveva reso molto sui caccia e sulla “Napoli”. Durante una esercitazione era sceso con qualche ufficiale a Marina di Melissa e di là salito fino al paese di Marina di Ciro. Non si aspettava l’accoglienza che ricevette, spontanea ripetizione degli onori che aveva avuti nelPItalia settentrionale. Fu una scena improvvisa, come nelle brillanti operette dell’epoca. « La guardia municipale mi chiede: “Lei è l’ammiraglio?” “Si”. “L’ammiraglio Cagni?” Mi scappa il ridere e non so rispondere di no. Egli dà un grido, mi abbraccia e si mette ad urlare: “È lui, è lui!” In un attimo sono circondato da tutte le autorità: il facente funzione di sindaco, il pretore, il parroco, diversi avvocati che si presentano (quanti avvocati in un paese di quattromila anime!), il presidente della Società operaia, il maresciallo dei carabinieri, ecc. Vogliono offrirmi da bere: mi conducono nel piccolo municipio, una stamberga assiepata di popolo. Ci danno dello “champagne” e relativi discorsi. Poi, uscendo, si trova la dimostrazione della cittadinanza con bandiera, e sono urli indemoniati, assordanti, pioggia di “bombons” uso i nostri battivia che fanno male al viso, che entrano nel collo; e fra gli evviva si percorre il paese in tutta la sua lunghezza.