224 Colpi di testa suo caccia per vederne il famoso comandante. A sentirsi guardato come una bestia rara, inferociva. Per molti mesi nessun avvenimento straordinario interruppe il ritmo consueto della vita di bordo. Le lettere familiari del comandante divagavano serene sui più svariati argomenti offerti dalla cronaca quotidiana. Una volta, a proposito di una vertenza cavalleresca fra terzi, si dilungò intorno alle questioni d’onore. Idee perentorie. Distingueva il metodo antico da lui seguito più d’una volta in gioventù: « legnate ai facchini e sciabolate agli altri, senza entrare in troppo raffinate disquisizioni e senza domandare consiglio a nessuno », dal metodo nuovo — che augurava alle future generazioni — consistente nel rispetto reciproco e nel disprezzo dei mascalzoni. Comunque respingeva il mezzo termine del giuri perché considerava assurdo che un uomo consentisse di lasciar discutere il proprio onore da altri, fossero pure persone di equità sovrumana. « Il solo fatto di ammettere una cosa simile dimostra che si sente l’onore per lo meno in una maniera diversa da quella in cui mi pare di sentirlo io ».