- 163 - 18 marzo 1719 dichiarava Trieste e Fiume porti franchi, cioè esenti da dogana e da qualunque altra gabella le merci che v’ entravano o ne uscivano. Lo sviluppo che venne a Trieste da questa provvida disposizione del suo Sovrano, dovette far sentire ancor più la gravezza delle istituzioni commerciali della República agl’istriani tutti.in generale ed ai Rovignesi in particolare, i quali tritimi, ricchi di denaro, di navigli e d’ ardire, non risparmiavano, come scrisse Mons. Negri, fatica alcuna pur di guadagnare, e dal traffico ritraevano il principale loro sostentamento. E non potendo raggiungere il loro intento entro i limiti della legge e sotto la sua protezione, cercarono di conseguirlo coll’infrazione della medesima ; tanto più che l’Autorità provinciale, risiedente in Capodistria, mancava d’ ogni forza per farla rispettare. Il breve viaggio, la pronta vendita, i prezzi più vantaggiosi congiunti alla totale esenzione da ogni dazio 29), fecero preferire Trieste e Fiume a Venezia ed alla sua Terra ferma, furono gl’ incentivi a questo commercio clandestino, il quale durante il secolo XVIII prese tali dimensioni, che negli ultimi decenni „l’introito dell’ Istria, appunto perchè rovinato dall’ enorme contrabbando, non bastava più alle spese, onde toccava all’ erario aiutare il paese di frequenti sovvenzioni“ 3U). 5!l) Venezia, Archivio di Stato. L’Inquisitorato ai viveri e Provveditore sopra la Vecchia Giustizia Lorenzo Memmo, nella sua Relazione al Principe 4 e 12 aprile 1775: „11 pesce dell’Istria veniva in parte deviato da quei pescatori traducendolo in piccole ma continue e giornaliere partite a Trieste, ed altri Litorali austriaci, favorita la loro contrafazione dalla vicinanza di luoghi e dalla opportunità dei siti ove esercitavano la pesca. Sopra il pesce accumulato da quei Mercanti in grosse partite eravi l’aggravio conducendolo a Venezia d’un 26 p. % sopra il valore del pesce, oltre il degrado del pesce, le spese delle condotte e del susseguente fermo in Venezia, e tutto ciò serviva loro di tentazione per dirigerlo altrove) dove non soggiacevano nè al dazio, nè ad arti, e da dove solleciti si restituivano alle loro case“. Ad onta di ciò, l’importazione delle sardelle dall’Istria in Venezia era abbastanza rilevante; poiché nel periodo di anni 8 e mezzo (dal 1 maggio 1764 a tutto ottobre 1792) ne pervennero al Dazio del pesce salato 53.752 barili. Inquisitorato alle Arti minute, filza 1. 30) Cosila Relazione diMarino Badoer a. 1795 (cfr.Romanin, o. c.l. 18, c.4). „11 Senato, scrive il Battaglia nella sua Relazione, ritrae dall’ Istria ducati 10.592 e spende per il governo di questa provincia ducati 15.997,