- 33£> - Inoltre, non si sa per mano di chi, ma pochi anni dopo, l’INSTAVRAVIT dell’iscrizione primiera fu convertito in un INSTRVXIT mutando l’A in R e RAV in X, cangiamento visibile fino a che durò in piedi la detta Canonica. Il popolo di Rovigno, offeso da tale arbitraria occupazione, dimostrò il suo malumore col dare al Vescovo il titolo di „tripolino usurpatore“ ; e quando questi, per la festa di S. Eufemia, fu di ritorno in visita a Rovigno, lo accolse con freddezza glaciale. Quest’ accoglienza, ed il titolo poco onorifico col quale sapeva essere designato dalla popolazione, lo spinsero a vendicarsi ; e l’aria brusca (così la cronaca) del Prelato faceva presagire prossimo l’uragano. Era uso in quel tempo, nel giorno di S. Eufemia, di tenere, terminato il vespero, un grande ballo popolare sul piazzale dinanzi al Duomo. Il Vescovo, appena finito ch’ebbe la solenne funzione pomeridiana, uscì di Chiesa, e vista sul piazzale radunata una massa di cittadini e forestieri disposti al ballo, pronunciò immediatamente l’interdetto sulla città, ed in fretta si partì per Orsera. I Rovignesi, sorpresi da questo inqualificabile procedere, mandarono nel dì seguente una deputazione che il Vescovo non volle ammettere alla sua presenza. Allora radunatosi il Consiglio dei cittadini, fu presa parte unanime di ricorrere al Senato, e vennero spediti dalla Comunità appositi nunzi a Venezia. Come finisse la questione dell’interdetto, non ho potuto saperlo. Ma il fatto si è, che i vescovi di Parenzo, da quel tempo si considerarono padroni della casa in questione, la quale però, oltre al titolo d’Episcopio che porta negli atti della Curia vescovile, conservò sempre il suo antico nome di Canonica. Leggo infatti nella ducale Pisani 26 agosto 1737 : .... „si permette d’affittare la casa chiamata Canonica di ragione della mensa vescovile“. Ed ora si noti. L’occupazione della Canonica di Rovigno per opera del Vescovo de Nores avvenne nel 1586: il notaio udinese Antonio Bellone publicò i falsi succitati documenti (nel voi. 16.° delle Vite de’ Patriarchi Aquileiesi) nella prima metà del secolo XVI, cioè pochi decenni prima che avvenisse la detta occupazione. Non è quindi legittimo il conchiudere che i documenti apocrifi publicati dal Bellone abbiano offerto al Vescovo parentino il pretesto per impadronirsi della Canonica di Rovigno