- 4 - Grandioso è invero il panorama ohe si presenta a chi dalla spianata del Duomo di S. Eufemia volga a se d’intorno lo sguardo. Da un lato scorge la campagna di Rovigno sempre verde per folta piantagione d’olivi, cinta da una catena d’ubertosi colli, dietro ai quali lontano lontano si mostra la nebbiosa vetta del Monte Maggiore. Quindi i due porti che la fiancheggiano ; ed a difesa di questi, i promontori della Muccia e di Montauro che si avanzano nel mare circondati da numerose isolette; e sì quelli che queste coperte da folte macchie di corbezzoli, di mirti, di lauri e di ginepri. Dall’ altro lato spazia un mare senza confine ; bello quando placido rispecchia l’azzurro del cielo e lo solca leggera barchetta, imponente quando tempestoso accavallando i suoi flutti li spinge minacciosi contro lo scoglio su cui sta Rovigno quasi ad ingoiarlo ne’ suoi abissi '), incantevole quando lo indorano gli ultimi raggi del sole che tramonta nel lontano occidente. Dei due porti che ricingono la città, quello di Valdibora s’ allunga sul lato di settentrione per oltre tre miglia ; ha un miglio e mezzo circa di larghezza ed è capace delle maggiori navi. Lo chiude al Nord la costiera di S. Pelagio colla penisola della Muccia, al Sud la città, all’Est la terra ferma ove fa bella mostra di se la Stazione ferroviaria all’ estremità del tronco Canfanaro-Rovigno. La penisola della Muccia colle isole Figarola grande e piccola da un lato, dall’ altro il monte di S. Eufemia, convergendo per un tratto in direzione opposta, gli fanno breve schermo verso ponente; e se una diga, partendo dalla Muccia si protendesse per Libeccio approfittando dei bassi fondi ivi esistenti, essa completerebbe la difesa di questo importante porto dell’ Adriatico. ') Ma su Rovigno veglia la Santa sua protettrice. Lo assicura la pia leggenda popolare: — ,,E a se sento oùna bu^, cumù che la vignisso de là de l’Arno Longo, che fighiva: Subeìssate Ruveìgno; e oun’altra bu9, che vigniva dal cjil e che ghe raspundiva: Nuò, nuò, che i cani de Sant’Ufiemia baia.“ — [E si sente una voce come che la venisse di là dell’Arno Longo (caverna al mare sul fianco settentrionale del monte), che gridava : Inabissati, Rovigno; e un’altra voce che veniva dal cielo e che le rispondeva: No, no, chè i cani di Sant’Eufemia abbaiano], Cf'r. Ive, Canti popolari istriani raccolti a Rovigno. Torino 1877, pag. XV,