La battaglia notturna 283 rono a vociferare ingenue leggende guerriere, fantastiche interpretazioni spesso raccolte per verità dagli inviati dei giornali in vena di colore. Un mozzo ferito raccontò a Corradini che una volta i marinai avevano visto saltare oltre le trincee e galoppare verso il deserto due Arabi a cavallo, i quali tornarono dopo qualche ora sopra un cavallo solo. Stavano per colpirli quando il cavaliere che era davanti in groppa all’animale stanco, scoprendosi il viso gridò: « Fermi, sono il vostro comandante ». Era Cagni che tornava da una ricognizione durante la quale aveva scovato i Turchi con alcuni pezzi di artiglieria. Due ufficiali nemici, venuti in sospetto, avevano puntato le pistole contro i falsi arabi uccidendo un cavallo. Allora Cagni riparato dietro l’animale morto aveva preso la mira e abbattuti i due nemici. Quell’episodio da oleografia popolare era del tutto fantastico come l’altro che lo stesso Scar-foglio aveva raccolto e pubblicato sul Mattino del 15 ottobre, protagonista sempre Cagni il quale, inerme e quasi solo, avrebbe espugnata una caserma difesa dai Turchi perfino con molti cannoni. Ma appena ebbe sott’occhio quel giornale il comandante si affrettò a tracciare sulla pagina una rettifica che spedi ai familiari perché non credessero nulla oltre la verità. Ogni amplificazione offendeva la sua orgogliosa coscienza di non averne bisogno. Finalmente l’u ottobre sbarcò il primo contingente del corpo di spedizione seguito dal comandante generale Ca-neva. I marinai cedettero ai fanti le trincee da loro scavate e difese, e Cagni, fatte le consegne militari, tornò sulla “Umberto” per assumere poi la direzione del movimento del porto congestionato dal traffico crescente di navi che trasportavano truppe, armi, munizioni, viveri e materiali d’ogni specie. Nuovo lavoro, meno brillante, ma faticoso, che richiese tutta la sua prepotenza di energico organizzatore per assicurare un ritmo ordinato e veloce negli arrivi c nelle partenze. L’ammiraglio Faravelli diramò un ordine del giorno in cui elogiava i dipendenti per il dovere compiuto con tanto ardore, e si associava a Borea il quale, lasciando la carica di governatore provvisorio, aveva definito Cagni: « Spi-