- 219 - veneto, in quanto non s’ era derogato o modificato con speciali determinazioni. A questo Consiglio, al quale ognuna delle vecchie famiglie cittadine non poteva dare più di un membro, il Commissario aggiunse tutti i 18 individui componenti il cessante Magistrato civico (14 dei quali erano di famiglia popolana). Da questo Consiglio — detto anche Consiglio maggiore — scelse una Consulta (o Deputazione) comunitativa di 24 membri, a cui attribuì tutta l’amministrazione economica della città. La presidenza tanto del Consiglio maggiore quanto delle Sessioni commutative spettava al Direttore politico. A capo della città pose una Deputazione sindacale formata da tre Sindici eletti mediante ballottaggio dal Consiglio maggiore dietro proposta della Consulta ; dei quali Sindici, due venivano eletti fra gli aggregati al Consiglio, ed il terzo fra le famiglie non aggregate. Ogni anno ne doveva uscire uno di carica, e precisamente quello che aveva avuto il minor numero di voti La Deputazione non poteva prendere decisione alcuna senza il voto della Consulta. Nel giorno 8, il neo-ricostituito Consiglio tenne la sua prima seduta in cui elesse i tre Sindici29) capi della Comunità, il Cancelliere ed il Camerlingo. Fra le altre decisioni prese nella stessa seduta, la più importante si fu questa che per i pegni non superiori alle lire 15, ed accompagnati dalla fede parrocchiale di vera povertà, non si pagasse al S. Monte interesse alcuno. In oltre in questa seduta venne acclamato a cittadino il ces. reg. Commissario barone Steffaneo, a cui la città fece dono d’un ricco stendardo di cambellotto di seta bianco ricamato in oro, portante nel mezzo 1’ aquila imperiale che nella destra teneva l’arma del barone Steffaneo, nella sinistra quella della città di Rovigno 30). 29) Furono il Dr. Angelo Piccoli ed il Sig. Filippo Spong-ia fra gli aggregati, ed il Sig. Francesco Rocco fra i non aggregati. ao) „a. 1802. Giunse in Rovigno l’111. ed Ecc. Sig. Frane. Maria Stefaneo plenipotenziario imperiale austriaco. Essendosi portato a visitare la chiesa Collegiata, lodò molto ed ammirò i tre quadri che ora si trovano in coro, cioè la Cena, l’Orazione nell’ orto, ed i Discepoli dormenti. Da ciò i Sindici del Comune ed i Camerlenghi della Chiesa dedussero il suo desiderio di averli, e per renderselo forse propizio, glieli offrirono in dono all’ insaputa del Capitolo, che deve anch’ egli contar qualchecosa