- 110 - ordine del Consiglio’ dei Dieci, a Venezia. Grli arresti continuarono ancora per qualche tempo, e dopo tre mesi e mezzo, partì li 26 decembre anche la squadra conducendo seco gli ultimi detenuti. Per decreto dei Pregadi emanato dietro proposta unanime del Capitano del Golfo, del Podestà di Rovigno e della Carica di Capodistria, a Rovigno rimase una compagnia di fanti oltra-marini per tenere in freno la popolazione. Il processo, assunto dagli Inquisitori di Stato, terminò nel settembre dell’ anno seguente 1782. Due dei colpevoli, appartenenti al Corpo delle cernide, prima strozzati in carcere, furono appiccati alle forche, appeso al petto un cartello colle parole „per gravi colpe di Stato“; — due donne furono condannate a stare per un’ora in ginocchio colla candella accesa in mano a rimirare quei due disgraziati che pendevano dalle forche; — quattro altri mandati in galera; — due chiusi nei forni ; •— uno nei camerotti ; — e nei camerotti furono chiuse due altre donne 77). E parve che in quell’ anno fatale anche gli elementi volessero dar mano a compiere 1’ opera della giustizia umana. Un improvviso ed eccessivo freddo, che durò dai 13 ai 16 febbraio, fece perire la massima parte degli olivi. Nell’estate, una lunga siccità abbruciò le messi; quindi infuriarono violenti uragani annegandovi 12 persone. Non vi fu in quell’anno raccolto alcuno, 7I) Nessuna meraviglia quindi se l’abbate Lazzaro Spallanzani, venuto proprio in quest’anno disgraziato 1782 a Rovigno a raccogliere pesci per arricchirne il Museo della R. Università di Pavia, ospitato splendidamente in casa dell’ avvocato Costantini, famiglia appartenente al Corpo dei cittadini, e circondato sempre da quei pochi che frequentavano detta casa, scrivesse in una sua lettera sopra la città di Rovigno, inserita negli Opuscoli scelti su le Scienze ed Arti .....„Rovigno piccola città del- l’Istria, la quale volendola comparare a Chiozza si può chiamare un paese della Lapponia o degli Irochesi per l’intrattabile genio degli abitanti, eh’ esser non possono più selvatici, più indocili, più fieri, e che sentono veramente la natura dello scoglio su cui son nati“. Il Sig. Giuseppe Dr. Angelini credette di dover scrivere contro l’abbate Spallanzani alcune „Sestine in difesa di Rovigno“ publicate in Venezia l’an. 1783, e ripublicate dal Dr. Glezer nelle già ricordate Memorie di Rovigno. Scrisse pure contro questa lettera dello Spallanzani, Mons. Dom. Stratico vesc. di Cittanova. Cfr. Dr. Glezer o. c.