— '231 - Ma ritorniamo agli avvenimenti del 1809. All’ indomani i Francesi, reputando assicurata a Rovigno la quiete, lasciarono la città, e si mossero contro una masnada di gente del contado, che forte di oltre 2000 persone, col pretesto di combattere i Francesi, scorreva la campagna depredando alcuni luoghi, taglieggiandone altri. Ma questa, sfuggendo destramente l’incontro delle truppe che marciavano verso Dignano, comparve il giorno successivo alla partenza dei Francesi a Rovigno, ed i Rovignesi dovettero esborsare 4000 fiorini per evitare il minacciato generale saccheggio. Quindi la banda si partì, e poco di poi si sciolse per destrezza del suo capo, il quale, temendo d’assere sorpreso ed accerchiato dai Francesi, evase assieme a molti altri. Le truppe francesi otto giorni dopo, non incontrando più insorgenti in alcun luogo, ritornarono a Rovigno. Conseguenza dell’ improvvida sollevazione dei popolani contro il Governo francese, oltre al danno che ne venne nelle persone e nei beni alle famiglie più direttamente esposte all’ ira popolare, si fu l’interrompimento d’ogni navigazione, essendo che l’intera marina, involta in quella pazza fazione, rimase deserta appunto in quei mesi quando il commercio avrebbe dato lauti guadagni, essendo la bandiera austriaca, di cui pote-vasi far uso (dall’ aprile all’ ottobre), rispettata dagl’ Inglesi che correvano il nostro Golfo. Il Governo francese poi, per castigare i colpevoli, fece una numerosa leva straordinaria appunto fra il ceto marineresco. S’aggiunse la smodata fiducia nelle Banco-cedole, che persuase i capitalisti e le persone più danarose di Rovigno a cangiare l’oro e l’argento in tanta Carta monetata, la quale, ridotta ad un quarto, poi nel gennaio 1810 ad un sesto del suo valore nominale, fu ai 6 di marzo posta fuori di circolazione. Per tal modo numerose famiglie si videro da un momento all’ altro precipitate nella miseria, e la floridezza del paese risentì danno irreparabile. Frattanto si conchiudeva ai 14 d’ottobre la pace di Vienna, ed anche l’Istria austriaca (con Pisino) e Trieste vennero in potere della Francia. La quale unì in un sol corpo politico le due parti dell’Istria da tanti secoli fra loro disgiunte, e le aggregò alle „Province illiriche dell’impero francese“. Al ritorno dei Francesi, il Comune nel dicembre del 1809 cedette il locale oggidì occupato dal Tribunale, e che allora