II DIFENSORE DELLA VITTORIA Venne l’estate e Cagni si incontrò col Duca d’Aosta e col generale Giardino: i tre soldati erano ugualmente irritati per la cattiva situazione dellTtalia alla conferenza della pace e per le direttive del governo di Nitti, il quale governo fece correre la voce che essi stessero preparando un colpo di Stato per la dittatura militare. Se Giardino ha smentito quella insinuazione per il Duca e per sé, è certo invece che Cagni aveva in animo di collaborare con D’Annunzio per l’annessione di Fiume. Poi la situazione precipitò. Conclusa la pace di Versailles, fra giugno e luglio l’esasperazione dei fiumani esplose nei “vespri” antifrancesi cui segui una inchiesta internazionale e la partenza dei granatieri fra il pianto disperato dei cittadini. Allora D’Annunzio si mosse e marciò da Ronchi a Fiume coi soldati della santa ribellione. In quel momento però Cagni non era più a Pola. Nella presa della piazzaforte nemica egli aveva ottenuto un successo cosi pieno da ricevere, come riconoscimento, oltre la nomina a senatore, quella a grande ufficiale del-l’Ordine militare di Savoia con una motivazione che riconosceva nell’impetuoso marinaio « costante senso di equilibrio, chiara percezione delle cose, giusto tatto ed opportuna energia ». Il 7 aprile gli avevano comunicato da Fiume che per decreto del Consiglio Nazionale il suo nome veniva data al molo Maria Teresa. Pure a lui fu intitolata una piazza di Pola. La stessa città gli aveva decretata la cittadinanza onoraria fin dal gennaio 1919 per le sue benemerenze civili: « Coi suoi marinai e soldati liberò la città dalla tirannide, provvide all’ordinamento e all’approvvigionamento, riordinò le scuole, restaurò le strade, aiutò i miseri, si rese benemerito della città ». Lussinpiccolo, Lus-singrande, Cherso, Ossero e Neresina lo vollero anch’esse cittadino onorario. Infine tutti i suoi collaboratori di terra 26.