- 142 — quanto che nè ducali, nè multe, nè determinazione delle fìnide potevano apportarvi un rimedio radicale. La vera causa, del male stava nella sproporzione esistente fra il grande numero di animali posseduti dai Rovignesi e la poca estensione dei pascoli loro appartenenti. Laonde le questioni e le lotte dovevano perdurare sino a tanto che tale squilibrio non venisse tolto. E togliersi non si poteva che in due modi ; o coll’ aumento dei pascoli, o colla diminuzione degli animali. Ma, per l’accrescersi continuo della popolazione di Rovigno, non era possibile itn aumento dei pascoli, ma all’opposto si era costretti ridurre a frumento molti terreni fino allora tenuti incolti. L’equilibrio per tanto si dovette conseguire colla diminuzione degli animali. E così avvenne di fatto. Dopo due secoli, cioè nel 1780, con una popolazione di di 9.500 abitanti circa, non troviamo in Rovigno che 1.125 capi di bestiame, cioè 880 buoi da lavoro, 20 da macello, 205 cavalli, 485 tra asini e muli e 35 animali pecorini; quantità in piena corrispondenza alle condizioni del paese. Col crescere della popolazione e coll’ aumentarsi del consumo dei cereali, mentre da un lato si faceva sentire sempre più la necessità di revocare all’ agricoltura una quantità di terreni fino allora o totalmente incolti o tenuti solo a pascolo, il governo di Venezia si adoperava dall’ altro ad aprire all’ economia rurale nuove fonti di ricchezza col promuovere ed estendere la coltivazione dell’olivo. Questa coltura, sì prospera nell’epoca romana, e sì profittevole per la nostra provincia allora quando l’olio istriano poteva gareggiare col migliore della Spagna, questa coltura sì estesa anche durante l’epoca bizantina in guisa che Cassiodoro chiamò l’Istria „regio olivis referta“, venne nel medio evo a deperire e quasi a cessare totalmente. Il Governo, nel secolo XVI, si diede premura di rialzare ed estendere nuovamente anche la coltivazione di tale pianta. Epperò nel 1589 vennero concessi alla Comunità di Rovigno tutti i boschi, pascoli e luoghi incolti trovantisi nel suo territorio, e spettanti alla Camera ducale, verso l’obbligo „di ridurli nello spazio di cinque-anni a perfetta coltura e piantarvi quella maggio]’ quantità di