— 224 — comunale secondo l’abilità d’ogni singolo : e così non senza gravi stenti e sacrifici si fece la prima leva militare 8). Dopo la coscrizione, venne nell’ anno seguente col 1 aprile 1807 introdotto il testatico e la carta bollata4), e con decreto Vice-reale 26 maggio pure del 1808 furono abolite tutte le Scuole laiche o confraternite, eccetto quella del Sacramento, ed i loro beni incamerati 5). Le argenterie da queste possedute, già dal 6 novembre dell’ anno precedente erano state depositate, per ordine del Demanio, al Monte di pietà. Ed ora fermiamoci alquanto ad esaminare le condizioni interne della nostra città in questo periodo di tempo. Gli Austriaci s’erano presentati alla città di Rovigno non quali conquistatori, ma quasi successori ed eredi della Republica veneta; e come tali s’erano anche comportati. Il Governo austriaco aveva rispettata l’autonomia della città, anzi l’aveva allargata col sostituire al Podestà veneto i Collegi cittadini; aveva favorito il pareggiamento fra i due Corpi nei quali da secoli erano divisi gli abitanti; aveva rispettato il vecchio Statuto lasciandolo in vigore nell’amministrazione del Comune e nei Tribunali; non aveva aggravata la città di alcuna nuova contribuzione o balzello, non aveva introdotta la coscrizione militare, aveva rispettata la lingua del paese, aveva rispettate tutte le istituzioni ecclesiastiche, tutti gli usi religiosi della cittadinanza. Inoltre aveva abolito quasi tutti i dazi d’importazione e d’esportazione, fatto libero il commercio, aperto al traffico i porti di 3) La leva cominciò ai 24 dicembre; sino ai HI non si erano presentati che 18 volontari, laonde la Consulta comunitativa stabili, nella seduta 31 dicembre, di aumentare sino a fior. 1500 complessivi il premio da darsi a coloro che si offrivano spontanei alla leva. Cfr. Libro Consulta pag. 86. 4) Durante la Republica veneta, soltanto i libri venivano bollati col leone di S. Marco. 6) In quest’ anno 1807, li 15 agosto, un terribile improvviso uragano schiantò il famoso albero di S. Cipriano. Era esso una quercia più volte secolare, smisuratamente grande, il cui tronco poteva a stento venire abbracciato da quattro uomini; nel suo interno, in gran parte vuoto, stavano comodamente quattro persone attorno al fuoco che colà entro si accendeva. Dai soli suoi rami piccoli che si potevano recidere colla manaia, senza il tronco ed i rami più grossi che si dovettero segare, furono caricati più di 40 carri di legna.