— 5 — A mezzogiorno di Rovigno s’allarga un secondo porto, quello di S. Caterina, per forma e dimensioni non dissimile dal primo ; soltanto che viene diviso in due parti dall’ amena isola di S. Caterina, resa ancora più pittoresca dalle rovine del vecchio convento dei Serviti che s’estolle dal suo punto più elevato fra il verde dei circostanti olivi. Di questi due parti, la minore — l’Andana2) — fra la detta isola e la città, è il vero porto commerciale di Rovigno, riserbato ai legni di piccolo cabotaggio, e viene protetto nella sua parte interna da lungo molo 3). La parte esterna, — cioè la Valdisquero colla spiaggia di Lone — fra l’isola di S. Caterina e la punta di Montauro, è piuttosto una rada che un vero porto : tuttavia la profondità dell’acqua e la natura del fondo marino la rendono eccellente ancoraggio per qualunque naviglio. Montauro divide colle isole Brioni e con altre cave istriane il vanto d’ avere somministrato le pietre per il Palazzo ducale, per le Procuratie di Venezia, nonché i grandi macigni per i murazzi di Chioggia e per la diga di Malamocco. Al di là di Montauro trovasi l’isola di S. Andrea abbellita dagli avanzi d’un convento, che dai Benedettini passò ai Serviti, e nel quale avrebbe avuto dimora in qualità di guardiano il famoso S. Giovanni da Capistrano. Più lungi nel mare 2) Si chiamava nei secoli passati anche il puronoto. Fortunato Olmo. Descrittione dell’Histria (a. 1600 circa) pubi, negli Atti e M. della Società istriana di Arch. e Storia patria, voi. 1, fase. 2, pag. 158: „Ha Rovigno doi porti capaci di navi, quanto si voglia grandi, l’uno che si chiama il Porto della Valle di Buora, l’altro al pwonoto cagionato dall’isola di Santa Caterina, lontana mezzo miglio et sono assai sicuri.“ 3) Al di là della punta Puntolina, nel monte di S. Eufemia, presso il mare hawi una caverna sotterranea chiamata Bus de ladina, dal vernacolo badinare, trastullarsi, perchè i ragazzi vanno ivi per lo più al nuoto, — dove per quanto ne scrisse il Tommasini nel 1650, „stavano dei vitelli marini, che attesi con reti alla bocca in certi tempi se ne pigliano, i quali poi trasportati a Venezia ed altrove vivi servono per spettacolo curioso.“ Il che doveva essere vero, cosi aggiunge l’Angelini, imperciocché più volte nei tempi successivi, ed anche a mia ricordanza ne furono colà o in siti prossimi veduti e ammazzati con archibugio; perciò quel buco (caverna) viene eziandio chiamato Bus del vecliio marin, perchè il vitello marino viene chiamato dai nostri popolani vecliio marin,