- 153 — I numerosi Squeri'7), oggidì deserti, sono lì a ricordarci quanto fiorente fosse allora questo ramo d’industria. Il Barbarigo scriveva nella sua relazione dell’anno 1669: „a Rovigno di continuo vi si fabbricano grandi marcigliane con altre barche inferiori che sono di grande comodo a questa dominante“. Nel 1735 i Calafà erano sì numerosi, da poter fondare e mantenere una propria confraternita; e nel 1780 vi avevano 10 seghe per il legname. Il numero delle barche e dei navigli rovignesi, che nel 1650 arrivavano circa al centinaio s), al finire della Republica oltrepassavano i 200 9). Contava inoltre la nostra città 120 „capitani di vascello patentati“ (come allora dicevasi), ed essa vantavasi d’ aver dato a Venezia 12 capitani di navi da guerra, dei quali tre insigniti del cavalierato di 8. Marco. L’anagrafe del 1780 dava su 3670 producenti: 200 negozianti e bottegai . . . . il 5.4 p. % 400 artigiani.........„ 10.9 „ 555 marinai e padroni di barca . . „ 15.2 „ 1165 pescatori.........„ 31.8 „ 1030 campagnuoli........„ 28.2 „ 120 servitori.........„ 3.2 „ 50 persone senza entrada e mestiere „ 1.3 „ 150 questuanti........,, 4.,, „ Laonde, quasi la metà della popolazione il —• 47 p. °/0 — ricavava i mezzi di sua sussistenza dal mare; oltre ad un quarto — il 28.2 p. °/0 — dal lavoro dei campi; ed un sesto 7) Fra la punta S. Nicolò ed il torchio Borghi (una volta Cavana dei Frati ove tenevano la loro barca) non lungi dall’ odierna fabbrica di tabacchi, vi sono B squeri, un sesto contiguo serviva di deposito di legname, due altri erano al Deserto ove oggi è la fabbrica francese. All’ epoca veneta v’era un settimo squero in Valdibora. 8) Mons. Tommasini nei suoi Comm. 1. 5, a. 1650: „A Rovigno vi sono più di 500 marinai, navigano più di 100 tra vascelli e barche, tutte per Venezia conducendo legne e pietre delle quali ricavano grande quantità per le fabbriche di Venezia“. 9) E possedevano anche vari navigli a lungo corso. Mi è noto p. e. che nel luglio del 1743 fu varata dai nostri cantieri la ,,S. Eufemia“ nave fatta costruire da una società rovignese e che costava 74.000 lire; e che ai 5 maggio del 1795 s’investì a Candia la nave rovignese „La bella Venezia“.